Le aree protette abruzzesi tutelano il 30% del territorio regionale in ambiti geografici
caratterizzati dalla presenza di estesi gruppi montuosi.
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L’orografia accidentata, l’altitudine, il
clima montano, le precipitazioni nevose, costituiscono oggettivamente delle
condizioni di base che caratterizzano le tipologie agricole. Siamo dunque in
presenza di una struttura territoriale improntata dal punto di vista agrario, da
un assetto preminentemente agrozootecnico ed agroforestale.
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Dico che qui vi pascolano.......pecore.........,
così il capitano De Marchi descrive la piana di Campo Imperatore
nel........durante la prima ascenzione al Corno Grande. Nel corso dei secoli il
territorio montano dei parchi ha visto numerosi cambiamenti dovuti alla diversa
incidenza delle attività pascolive ed agricole.
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Ampi settori montani furono disboscati per far
posto alle estese attività dell’allevamento ovino e poi, nel settecento e
nell’ottocento, alle colture altomontane, che, a causa dell’aumento
demografico si estesero ad altitudini ragguardevoli e su terreni molto difficili
caratterizzati da declivi accentuati.
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Ai nostri giorni la situazione è ancora mutata, le terre altomontane più scomode
sono state abbandonate dalle colture, non di rado riconcquistate dai boschi, il
peso dell’allevamento è oltremodo diminuito sui pascoli montani. Questa
situazione sedimentatasi nel corso del tempo ha determinato la selezione e
l’acclimatazione di numerosi ecotipi locali di piante destinate
all’alimentazione umana ed una solida tradizione produttiva nel campo dei
formaggi.
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Le condizioni del tutto particolari e talvolta
estreme nelle quali si sono sviluppate numerose colture, hanno consegnato al
patrimonio gastronomico-colturale dell’Abruzzo montano, una serie di prodotti
conformati da aspetti qualitativi del tutto originali. In questo senso è
d’obbligo citare le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, i ceci
di Navelli, i fagioli di Frattura, lo zafferano aquilano,
la varietà di grano solina della Maiella, il farro della Valle
Peligna, l’aglio rosso e il fiordilatte di Sulmona, i formaggi di
Anversa e tanto altro ancora.
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La variabilità tipologica dei prodotti è ancora accentuata dalla concomitante azione di fattori esogeni di tipo geomorfologico.
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Il parco nazionale d’Abruzzo ed il parco regionale del Sirente, sono siti nella parte più interna
della regione, mentre il parco del Gran Sasso-Laga e quello della Maiella,
si estendono lungo l’asse appenninico orientale e quindi risentono
dell’influsso climatico del mare. E’ per questo motivo che nel parco del
Gran Sasso, in aree del tutto residuali e pionieristiche, si coltiva la
mediterranea pianta dell’olivo, e lungo tutta la fascia pedemontana collinare,
vigneti ed oliveti, sembrano talvolta sconfinare negli ambiti montani. Altre
produzioni marginali ma suscettibili di sviluppi interessanti, sono quelle
tradizionali delle mandorle, delle noci, delle castagne, la raccolta dei funghi,
dei tartufi, dei frutti di bosco e delle erbe officinali.
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Per quanto riguarda i formaggi,
la tradizione storica ci ha consegnato lo splendido pecorino
abruzzese, praticamente ottenuto in tutte le aree montane o di alta
collina della regione. Non pochi produttori hanno arricchito la loro gamma con
versioni originali di formaggi alle erbe montane, con la riproposizione del piccante marcetto,
della Giuncata, tipico formaggio a pasta fresca, con la produzione di ricotta
fresca ed affumicata.
Notevole anche la produzione di formaggi caprini e vaccini. Tra questi ultimi, sono da citare le scamorze
della Maiella, il caciocavallo del piano delle Cinquemiglia e dell’Alto Sangro, la caciotta proposta
anche nella versione con misto pecora.
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Sulle aree montane abruzzesi resiste una solida
tradizione specializzata nella produzione dei
salumi, improntata alla variabilità ed alla ricchezza produttiva.
Accanto alle classiche salsiccie di carne e di fegato, tra i salumi rari si deve citare Mortadella di Campotosto,
la Ventricina del Parco del Gran Sasso e quella del parco della Maiella e l’originale salame
di pecora.
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Nei parchi abruzzesi è particolarmente
importante l’allevamento delle api,
da cui si ottengono numerosi mieli
millefiori di montagna e pregiati mieli
monoflora, come quello al timo,
al castagno, all’acacia e alla lupinella. Una coltura da
recuperare è quella delle mele e delle
pere antiche, che si trovano in diverse aree di fondovalle o di altipiano
dei parchi, con varietà locali assai interessanti, come la mela
rossa di Montereale, la meloncella
di Bisegna, la mela gelata di
Farindola e la mela piana di
Caramanico.
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Il dato che accomuna tutte queste produzioni è
il rispetto delle tradizioni produttive locali, che a volte affondano le loro
radici, come nel caso della pastorizia, al tempo dei popoli italici. Tradizione
produttiva, fantasia e capacità innovativa, mantenimento di razze e cultivar
locali in nome della biodiversità, sostanziale conduzione ecocompatibile:
questi sono i tratti salienti dell’agricoltura nei parchi abruzzesi.
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Si è parlato di conduzione ecocompatibile
proprio perchè l’agricoltura delle aree parco è condotta secondo metodi
agronomici tradizionali che prevedono la rotazione, la consociazione ed il non
uso di diserbanti e pesticidi, mentre le concimazioni vengono spesso fatte con
concimi organici. Sulla base di questo dato di fatto ed operando in contesti
territoriali ecologicamente non compromessi, numerose aziende tentano la strada
della certificazione biologica.
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In definitiva si può concludere che
l’agricoltura dei parchi abruzzesi, basa la sua forza sulla grande tradizione
produttiva che ha consegnato ai nostri giorni un ricco patrimonio di prodotti
tipici ottenuti in contesti agroambientali ecologicamente sani e seguendo
tecniche di conduzione ecocompatibili. La tutela ambientale può fornire una
occasione di valorizzazione dei prodotti tipici, a condizione che si riesca a
strutturare un modello improntato alla coesistenza tra le ragioni della
protezione della flora e della fauna e quelle derivanti dalla tradizione
antropologica.
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In questo senso, la continua promozione
gastronomica della COSELP, unica azienda di ristorazione collettiva nel cuore
della regione verde d’Europa ed al crocevia dei
parchi ,attraverso la riscoperta, la valorizzazione e l’utilizzo dei prodotti
provenienti dalla economia agropastorale può
svolgere un ruolo decisivo, poichè per sua natura riesce a coniugare le diverse
esigenze ed a riproporle in una sintesi di moderna ristorazione.
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